Quali sono le cause dell’anoressia

Le persone che si ammalano di disturbi alimentari usano il cibo come elemento sostitutivo per un rapporto familiare, lavorativo, amoroso, affettivo che non sono riusciti a portare avanti attraverso i normali canali comunicativi.

Il soggetto anoressico erige tra sé e il mondo un muro per entrare nel quale è necessario utilizzare i codici che il paziente stesso dà.

Un caso attraverso il quale comprenderne alcune dinamiche è quello di Sara, 24 anni, che si rivolge a me travolta dall’ennesima crisi di abbuffate e vomito. (nel dati anagrafici , geografici e qualunque segno che possa ricondurre al riconscimento sono paludati secondo le vigenti leggi sulla privacy).

Dopo poche sedute accantona il cibo e mette al centro il suo ultimo incontro amoroso.
Fino ad oggi ha avuto diverse relazioni con uomini, tutte  accomunate da una ripetizione: l’uso del  sesso e del corpo come regolatore principale del rapporto; prima di concedersi doveva diventare bella per lui.
Ecco che a 17 anni l’incontro con un istruttore di fitness a cui piacevano le palestrate la porta a fare uso di steroidi e pesante esercizio fisico.
Qualche tempo dopo, inizia una relazione con uno stilista per il quale perde 15 chili con una dieta drastica diventando magrissima ed emaciata.
Il disturbo alimentare, motivo di ingresso in seduta, trova la sua posizione: dai 17 anni in poi tutti i periodi di solitudine, tra una relazione e l’altra, sono stati caratterizzati da vomito e abbuffate che si affievolivano fino a scomparire solo allo stabilizzarsi del rapporto.

La penultima relazione è quella che la segna di più.
Inizia una relazione con un tatuatore presso il quale inizia anche a lavorare e, per compiacere il nuovo partner, degrada il suo aspetto fisico riempiendosi di piercing e tatuaggi su tutto il corpo, viso compreso.
Costui mostra anche aspetti sadici pretendendo giochi erotici estremi e dolorosi, usando anche l’arma del licenziamento per ottenere il suo scopo.
Ed è così che la incontro: tumefatta in varie parti del corpo con cicatrici da taglio, segni di infezione di alcuni piercing.

Il padre è una figura opaca.
Sara ricorda il turbamento preadolescenziale di quando la portava al campo nudisti mostrandosi fiero delle sue forme.
Tutto il riconoscimento avuto da lui passava per il corpo: “Cresci bene, guarda che bel sedere, fai vedere che bel seno ti è sbocciato’.
Frasi pronunciata davanti ad altri che nascondevano un rapporto ambivalente, erotizzato, carnale, dai confini incerti.
Deduco che lei ne fu consapevole e cercò di porre un limite quando mi racconta di avere pronunciato una frase:  ‘Papà, non puoi dirmi queste cose!’.

Una labile barriera che però non l’ha protetta da un sovrainvestimento del suo fisico.
Da quel tempo in poi lei diverrà puro corpo per il godimento dell’Altro.
La madre non si dimostrò capace di opporsi a quelle attenzioni, forse agite a sua insaputa, forse tollerate: questo, ad oggi, Sara non lo sa pur ponendosi la questione.

Sara sente il bisogno di essere, e lo dice con fermezza,  ‘l’oggetto bello da possedere’, frase che riassume la sola posizione conosciuta per trovare il suo posto in un rapporto a due,  aderendo in maniera plastica all’immagine corporea che l’altro ha della donna.

Cosa è dunque oggi quel nuovo che la porta in seduta?

Non pù le abbuffate, compagne di una vita ma l’incontro con un uomo che la corteggia senza farle alcuna proposta sessuale, senza pretese padronali di cambiamento del corpo che le chiede di sposarla e di seguirlo all’estero nella sua attività lavorativa.

Per alcune sedute porta il tormento di questa scelta, che poi fa, dicendo sì ad entrambe le proposte.
Accettando compie un salto con poca rettifica, un passaggio che segna una discontinuità solo modale rispetto al cliché dell’oggetto di carne piacevole, ma tradisce ancora la ricerca di un uomo al volere del quale assoggettarsi, stavolta senza modificare il corpo.
Una novità che le porta un enigma: ‘ per la prima volta le crisi bulimiche ci sono anche mentre sto con un uomo’( per questo le definì inspiegabili ‘ ad inizio colloqui).
Un resto che non comprende, abituata a vederle sparire una volta stabilizzata la relazione. 

Senza il corpo da modificare e offrire, vestendo gli abiti del bell’oggetto, non si sente forse del tutto legata all’uomo. Non è tuttavia la sorpresa per il perdurare del sintomo che la fa vacillare, ma l’inconscio. Sogna la vecchia cagnetta tanto amata tra le mani della madre, dalla quale lei si allontana in direzione opposta  tenendo per mano un levriero che la trascina, cane che lei detesta ( ‘finto, non mi piace, non mi appartiene’).

Si spaventa.
Inizia a saltare le sedute ma chiede di restare in contatto con me.
L’inconscio rimanda dal profondo dubbi e perplessità in merito alla scelta di vita che si appresta a fare.
Lei non ne vuole sapere e chiude questo canale mentre prepara documenti per il matrimonio.

Vince la sua resistenza a tornare in studio, diventato il luogo ove l’inconscio ha parlato, per chiedermi di esserci.

Come farlo senza che si senta minacciata? Come tranquillizzarla sul fatto che nessuno riaprirà ciò che lei non vuole aprire?  Le dico che, comunque vadano il viaggio ed il matrimonio, lei potrà sempre contare su di me, nella forma che vorrà: venendo in studio, telefonandomi, scrivendomi.
Fisso la mia presenza di segretario stabile, non invasivo – custode del sigillo da lei apposto al vaso di pandora – e mi smarco dalla sequenza di padroni incontrati. 

Questo la tranquillizza.

Viene in seguito a salutarmi pacificata, non in studio, nel quale non tornerà più, ma in una serata dedicata ai Disturbi del comportamento alimentare, nel corso della quale mi ringrazia per il lavoro fatto e per averle dato la possibilità di tornare a modo suo.

Mi ha mandato dall’estero le foto del matrimonio.
Corpo, parola e inconscio.
Questi sono i tre elementi che il soggetto porta in un’analisi.
Grazie alla psicoanalisi so che la posizione di segretario può essere funzionale e stabilizzatrice, permettendo al soggetto di portare solo i primi due.